Maria Madre di Dio
“Quanto più una persona appartiene all’Immacolata, con maggiore freschezza e libertà, può avvicinarsi al Salvatore, a Dio Padre”.
(da una lettera dal Giappone scritta nel 1934 da Padre Massimiliano Kolbe)
Dall’ incontro del Papa Benedetto XVI con i sacerdoti romani
giovedì 26 febbraio 2009
Realmente Maria è la donna dell’ascolto: lo vediamo nell’incontro con l’Angelo e lo rivediamo in tutte le scene della sua vita, dalle nozze di Cana, fino alla croce e fino al giorno di Pentecoste, quando è in mezzo agli apostoli proprio per accogliere lo Spirito. È il simbolo dell’apertura, della Chiesa che attende la venuta dello Spirito Santo.
Nel momento dell’annuncio possiamo cogliere già l’atteggiamento dell’ascolto – un ascolto vero, un ascolto da interiorizzare, che non dice semplicemente si, ma assimila la Parola, prende la Parola – e poi far seguire la vera obbedienza, come se fosse una Parola interiorizzata, cioè divenuta Parola in me e per me, quasi forma della mia vita. Questo mi sembra molto bello: vedere questo ascolto attivo, un ascolto cioè che attira la Parola in modo che entri e diventi in me Parola, riflettendola e accettandola fino all’intimo del cuore. Cosi la Parola diventa incarnazione.
Lo stesso vediamo nel Magnificat. Sappiamo che è un tessuto fatto di parole dell’Antico Testamento. Vediamo che Maria realmente è una donna di ascolto, che conosceva nel cuore la Scrittura. Non conosceva solo alcuni testi, ma era cosi identificata con la Parola che le parole
dell’ Antico Testamento diventano, sintetizzate, un canto nel suo cuore e nelle sue labbra. Vediamo che realmente la sua vita era penetrata della Parola; era entrata nella Parola, l’aveva assimilata ed era divenuta vita in sé, trasformandosi poi di nuovo in Parola di lode e di annuncio della grandezza di Dio.
Mi sembra che San Luca, riferendosi a Maria, dica almeno tre volte, forse quattro volte, che ha assimilato e conservato nel suo cuore le Parole. Era, per i Padri, il modello della Chiesa, il modello del credente che conserva la Parola, porta in sé la Parola; non solo la legge, la interpreta con l’intelletto per sapere cosa è stata in quel tempo, quali sono i problemi filologici. Tutto questo è interessante, importante, ma è più importante sentire la Parola che va conservata e che diventa Parola in me, vita in me e presenza del Signore. Perciò mi sembra importante il nesso tra mariologia e teologia della Parola, del quale anche hanno parlato i Padri sinodali e del quale parleremo nel documento post-sinodale.
È ovvio: Madonna è parola dell’ascolto, parola silenziosa, ma anche parola della lode, dell’annuncio, perché la Parola nell’ascolto diventa di nuovo carne e diventa cosi presenza della grandezza di Dio.
” Di generazione in generazione la Sua Misericordia ..” (Lc 1,50)
Maria è anche colei che, in modo particolare ed eccezionale – come nessun altro -, ha sperimentato la misericordia e al tempo stesso, sempre in modo eccezionale, ha reso possibile col sacrificio del cuore la propria partecipazione alla rivelazione della misericordia divina. …
Nessuno ha sperimentato, al pari della Madre del Crocifisso, il mistero della croce, lo sconvolgente incontro della trascendente giustizia divina con l’amore:
quel «bacio» dato dalla misericordia alla giustizia….
Maria quindi è colei che conosce più a fondo il mistero della misericordia divina. Ne sa il prezzo, e sa quanto esso sia grande.
In questo senso la chiamano anche Madre della misericordia….
…attraverso la partecipazione nascosta e al tempo stesso incomparabile alla missione messianica del suo Figlio, è stata chiamata in modo speciale ad avvicinare agli uomini quell’amore che egli era venuto a rivelare: amore che trova la più concreta espressione nei riguardi di coloro che soffrono, dei poveri, di coloro che son privi della propria libertà, dei non vedenti, degli oppressi e dei peccatori,…
…Appunto a questo amore «misericordioso», che viene manifestato soprattutto a contatto con il male morale e fisico, partecipava in modo singolare ed eccezionale il cuore di colei che fu Madre del Crocifisso e del Risorto, partecipava Maria. Ed in lei e per mezzo di lei, esso non cessa di rivelarsi nella storia della Chiesa e dell’umanità. …
…«Questa maternità di Maria nell’economia della grazia – come si esprime il Concilio Vaticano II – perdura senza soste dal momento del consenso fedelmente prestato nell’annunciazione e mantenuto senza esitazioni sotto la croce, fino al perpetuo coronamento di tutti gli eletti. Difatti, assunta in cielo non ha deposto questa funzione di salvezza, ma con la sua molteplice intercessione continua a ottenerci le grazie della salute eterna. Con la sua materna carità si prende cura dei fratelli del Figlio suo ancora peregrinanti e posti in mezzo a pericoli e affanni, fino a che non siano condotti nella patria beata».
(Dives in Misericordia 9 )
“Questa donna di fede, Maria di Nazareth, la Madre di Dio,
ci è stata data come modello nel nostro pellegrinaggio di fede.
Da Maria impariamo ad abbandonarci alla volontà di Dio in tutte le cose.
Da Maria impariamo ad avere fiducia anche quando ogni speranza sembra svanita.
Da Maria impariamo ad amare Cristo, suo Figlio e Figlio di Dio.
Perchè Maria non è soltanto Madre di Dio,
è anche Madre della Chiesa.”
(Giovanni Paolo II, dal messaggio ai sacerdoti, Washington, USA,1979)
“Come Maria non dovete temere di consentire allo Spirito Santo
di aiutarvi a diventare amici intimi di Cristo.
Come Maria, dovete mettere da parte ogni timore,
al fine di portare Cristo al mondo in tutto ciò che fate
- nel matrimonio, come singoli individui nel mondo,
come studenti, come lavoratori, come professionisti
- Cristo vuole andare in molti luoghi del mondo,
ed entrare in molti cuori,attraverso di voi.”
(Giovanni Paolo II, omelia, New York, USA, 1995)
“Cuore di Gesù, nostra pace e riconciliazione abbi pietà di noi.
Gesù è la nostra pace. …Gesù è, al tempo stesso, la nostra riconciliazione.
In seguito al peccato si è prodotta una profonda e misteriosa frattura tra Dio,
il creatore, e l’uomo, sua creatura. Tutta la storia della salvezza altro non è
che il resoconto mirabile degli interventi di Dio in favore dell’uomo.
In tutto simile al Cuore del Figlio è il cuore della Madre.
Anche la beata Vergine è per la Chiesa una presenza
di pace e di riconciliazione: non è lei che, per mezzo dell’angelo Gabriele,
ha ricevuto il più grande messaggio di riconciliazione e di pace,
che Dio abbia mai inviato al genere umano?
Maria ha dato alla luce colui che è la nostra riconciliazione;
ella stava accanto alla Croce, allorché, nel sangue del Figlio,
Dio ha riconciliato «a sé tutte le cose» (Col 1,20); ora, glorificata in cielo,
ha – come ricorda una preghiera liturgica – “un cuore pieno di misericordia
verso i peccatori, che volgendo lo sguardo alla sua carità materna,
in lei si rifugiano e implorano il perdono “di Dio”.
(Giovanni Paolo II, dall’Angelus, 3 settembre 1989)
1 Come sei bella, amica mia, come sei bella!…
7 Tutta bella tu sei, amica mia, in te nessuna macchia.…..
12 Giardino chiuso tu sei, sorella mia, sposa, giardino chiuso, fontana sigillata.…
13 I tuoi germogli sono un giardino di melagrane, con i frutti più squisiti…
15 Fontana che irrora i giardini, pozzo d`acque vive e ruscelli sgorganti dal Libano.
(dal cantico dei Cantici 4,1.7.12.13.15)
PREGHIERA A MARIA
Madre della Chiesa, e Madre nostra Maria, raccogliamo nelle nostre mani quanto un popolo è capace di offrirti; l’innocenza dei bambini, la generosità e l’entusiasmo dei giovani, la sofferenza dei malati, gli affetti più veri coltivati nelle famiglie, la fatica dei lavoratori, le angustie dei disoccupati, la solitudine degli anziani, l’angoscia di chi ricerca il senso vero dell’esistenza, il pentimento sincero di chi si è smarrito nel peccato, i propositi e le speranze di chi scopre l’amore del Padre, la fedeltà e la dedizione di chi spende le proprie energie nell’apostolato e nelle opere di misericordia.
E Tu, o Vergine Santa, fa’ di noi altrettanti coraggiosi testimoni di Cristo. Vogliamo che la nostra carità sia autentica, così da ricondurre alla fede gli increduli, conquistare i dubbiosi, raggiungere tutti. Concedi, o Maria, alla comunità civile di progredire nella solidarietà, di operare con vivo senso della giustizia, di crescere sempre nella fraternità. Aiuta tutti noi ad elevare gli orizzonti della speranza fino alle realtà eterne del Cielo. Vergine Santissima, noi ci affidiamo a Te e Ti invochiamo, perché ottenga alla Chiesa di testimoniare in ogni sua scelta il Vangelo, per far risplendere davanti al mondo il volto del tuo Figlio e nostro Signore Gesù Cristo.
Giovanni Paolo II
continua la tua riflessione
I due personaggi presenti sotto la croce, cioè la Madre ed il discepolo amato, sono figure emblematiche di due volti non più carnali, ma spirituali, che rimandano a tutt’altra dimensione da quella che ci appare nella primissima evidenza del testo. La dichiarazione di Gesù è in realtà una rivelazione del rapporto tra la madre ed il discepolo, un rapporto di maternità. Il rapporto che esisteva tra Maria e Gesù ora, per volere dello stesso, si trasferisce alla comunità dei redenti dal Suo sangue, simbolicamente rappresentata dalla persona del discepolo sotto la croce. La stessa intimità e comunione che Maria aveva vissuto col Figlio, ora, si realizza tra Maria e Giovanni ed in lui con tutta la Chiesa. Infatti ciò che in italiano dal greco viene tradotto con “la prese nella sua casa”, in realtà significa “essere in intimità”, “essere in comunione”.
Accogliere Maria nella propria intimità significa accoglierla come parte integrante del deposito di rivelazione della verità che lo stesso discepolo, ed in lui ogni uomo, ha ricevuto da Gesù.
Così è iniziato per Maria l’essere madre di ogni uomo ed è così che ognuno ha ricevuto da Gesù il dono più bello per il nostro peregrinare, una Madre, la Sua Madre. Quest’affidamento che Gesù fa a Maria di ogni uomo, non solo è espressione del Suo Amore, che si adempie in pienezza con la sua morte in croce, ma esprime anche la missione eterna di Maria, cioè sostenere, accompagnare e custodire, con il suo Amore materno, ogni uomo che a lei ricorre. In tale affidamento si realizza la fusione infinita tra “Agape ed Eros” in Dio, cioè tra “l’Amore inteso come l’amore oblativo di chi ricerca esclusivamente il bene dell’altro (agape); …e l’amore di chi desidera possedere ciò che gli manca ed anela all’unione con l’amato (eros)”(messaggio di Benedetto XVI per la quaresima 2007). Cosa poteva donare di più il Padre all’uomo, se non se stesso nel Figlio e la Madre?
Questo è stato il volere di Dio, il Suo progetto salvifico fin dall’eternità, ed in questa prospettiva possiamo capire il versetto “Dopo questo, Gesù, sapendo che ogni cosa era stata ormai compiuta…..” (Gv 19, 28a) in riferimento anche a Maria. Perché davvero tutto fosse compiuto, perché davvero tutto dimostrasse di far parte pienamente del progetto dal Padre, bisognava che anche questa rivelazione relativa a Maria rientrasse nel cammino di Gesù. L’affidamento che Gesù fa dell’umanità alla madre è senz’altro il suo ultimo gesto messianico dopo il quale ebbe la piena coscienza che tutto era perfettamente compiuto.
Inizia per Maria un nuovo, e definitivo, tipo di maternità “…Ecco tuo figlio…” (Gv 19, 26), dono del Figlio per ogni uomo “…Ecco tua Madre” (Gv 19, 27); “Dal testo giovanneo appare che si tratta di una mediazione materna. Come proclama il Concilio: Maria«fu per noi madre nell’ordine della grazia». Questa maternità nell’ordine della grazia è emersa dalla stessa sua maternità divina: perché essendo, per disposizione della divina provvidenza, madre-nutrice del Redentore, è diventata una «compagna generosa in modo del tutto singolare e umile ancella del Signore», che «cooperò… all’opera del Salvatore con l’obbedienza, la fede, la speranza e l’ardente carità per restaurare la vita soprannaturale delle anime». «E questa maternità di Maria nell’economia della grazia perdura senza soste… fino al perpetuo coronamento di tutti gli eletti».” (Redemptoris Mater 22)
Questo significa che si rinnova, in una estensione definitiva, il “SI’” di Maria; qui Ella nel suo cuore, ricolmo di dolore e di amore, si riconsacra al suo Dio e Figlio: “Eccomi, sono la serva del Signore, avvenga di me quello che hai detto” (Lc1,38), qui la sua fede arriva all’apice di ogni esperienza umana di abbandono fiducioso nel Padre che da sempre ha operato ed opera “grandi cose” in chi si fa piccolo ed umile al Suo cospetto e si rende strumento a servizio del Suo progetto di salvezza per “l’uomo” avendo come esempio la missione e la sequela del Figlio: “Se mediante la fede Maria è divenuta la genitrice del Figlio datole dal Padre nella potenza dello Spirito Santo, conservando integra la sua verginità, nella stessa fede ella ha scoperto ed accolto l’altra dimensione della maternità, rivelata da Gesù durante la sua missione messianica.” (RM 20)
Da Madre di Gesù, come ce la presenta sempre Giovanni a Cana: “Tre giorni dopo, ci fu uno sposalizio a Cana di Galilea e c`era la madre di Gesù. Fu invitato alle nozze anche Gesù con i suoi discepoli. “ (Gv 2, 1-2), ora, qui, sotto la croce, Maria è assimilata pienamente all’opera redentrice del Figlio Gesù, perché Egli è: “il Verbo (che) si fece carne” (cfr Gv 1, 14), ma è anche “carne e sangue” di Maria (cfr Redemptoris Mater, 20); ebbene qui Ella diventa definitivamente Madre di tutta l’umanità: “Si può dire che questa dimensione della maternità apparteneva a Maria sin dall’inizio, cioè dal momento del concepimento e della nascita del Figlio…. Ma a mano a mano che si chiariva ai suoi occhi e nel suo spirito la missione del Figlio, ella stessa come Madre si apriva sempre più a quella «novità» della maternità, che doveva costituire la sua «parte» accanto al Figlio.” (RM, 20).
Quindi la missione di Maria, suggellata sotto la croce, ha inizio a Cana, infatti: “Nel testo giovanneo, …si delinea ciò che concretamente si manifesta come nuova maternità secondo lo spirito e non solo secondo la carne, ossia la sollecitudine di Maria per gli uomini, il suo andare incontro ad essi nella vasta gamma dei loro bisogni e necessità. A Cana di Galilea viene mostrato solo un aspetto concreto dell’indigenza umana, apparentemente piccolo e di poca importanza («Non hanno più vino»). Ma esso ha un valore simbolico: quell’andare incontro ai bisogni dell’uomo significa, al tempo stesso, introdurli nel raggio della missione messianica e della potenza salvifica di Cristo.” (RM, 21).
Maria non solo è madre nei rapporti tra il Figlio e l’uomo: “La Madre di Cristo si presenta davanti agli uomini come portavoce della volontà del Figlio, indicatrice di quelle esigenze che devono essere soddisfatte, affinché la potenza salvifica del Messia possa manifestarsi” (RM, 21), ma la sua maternità è fondamentale soprattutto per l’uomo nei suoi rapporti con il Figlio: “…Maria si pone tra suo Figlio e gli uomini nella realtà delle loro privazioni, indigenze e sofferenze…. La sua mediazione, dunque, ha un carattere di intercessione: Maria «intercede» per gli uomini. Non solo: come madre desidera anche che si manifesti la potenza messianica del Figlio, ossia la sua potenza salvifica volta a soccorrere la sventura umana, a liberare l’uomo dal male che in diversa forma e misura grava sulla sua vita.” (RM, 21). Solo un madre può ben conoscere il cuore di un figlio, con le sue luci ed ombre, fragilità e limiti, e sempre e solo una madre sa incoraggiare, sostenere, aiutare e “portare per mano” un figlio, affinché intraveda la strada giusta del ritorno alla dimora dell’ Amore, cioè alla casa di quel Padre che è “Amore”.
In questa prospettiva allora possiamo cogliere a Cana che: “Altro elemento essenziale di questo compito materno di Maria si coglie nelle parole rivolte ai servitori: «Fate quello che egli vi dirà». La Madre di Cristo si presenta davanti agli uomini come portavoce della volontà del Figlio, indicatrice di quelle esigenze che devono essere soddisfatte, affinché la potenza salvifica del Messia possa manifestarsi. A Cana, grazie all’intercessione di Maria e all’ubbidienza dei servitori, Gesù dà inizio alla «sua ora».” (RM, 21) Ma se a Cana si ha non solo l’inizio dell’<<ora>> di Gesù e dunque anche della maternità universale e spirituale di Maria, è sul Calvario che si adempie in pienezza ciò che a Cana è stato prefigurato sia per il Figlio che per la Madre: “Se il passo del Vangelo di Giovanni sull’evento di Cana presenta la maternità premurosa di Maria all’inizio dell’attività messianica di Cristo, un altro passo dello stesso Vangelo conferma questa maternità nell’economia salvifica della grazia nel suo momento culminante, cioè quando si compie il sacrificio della Croce di Cristo, il suo mistero pasquale… La Madre di Cristo, trovandosi nel raggio diretto di questo mistero che comprende l’uomo –ciascuno e tutti–, viene data all’uomo–a ciascuno e a tutti–come madre… Dunque, questa «nuova maternità di Maria», generata dalla fede, è frutto del «nuovo» amore, che maturò in lei definitivamente ai piedi della Croce, mediante la sua partecipazione all’amore redentivo del Figlio.” (RM, 23)
Maria Madre della Chiesa e rivelatrice dell’Amore Infinito ed Eterno di Dio è il dono più caro di Gesù o meglio della Trinità, è l’ultimo gesto umano di Gesù che la “consegnò” alla Chiesa affinché essa ne avesse cura con fede ed amore, ma a sua volta Egli consegnò anche la Chiesa alla Madre perché l’assistesse con premura materna e la conducesse per la via della salvezza. Da quel “stavano sotto la croce….” e per sempre, i redenti dal sangue ed acqua sgorgati dal costato trafitto del Cristo, abbiamo una madre, la stessa Madre di Gesù!